Il patrimonio culturale è fortemente insidiato dal particolato atmosferico (polveri sottili), che crea strati scuri, abrasione e deterioramento delle superfici, con conseguente perdita artistica.
Recentemente è stato introdotto l’utilizzo di tecniche di biomonitoraggio chimico e magnetico per la conservazione preventiva del patrimonio culturale, impiegando foglie e licheni come bioaccumulatori di particolato atmosferico, le cui proprietà magnetiche derivano da particelle ferrimagnetiche simili alla magnetite, spesso associate a metalli in traccia, di cui i veicoli a motore, e particolarmente gli impianti frenanti, rappresentano la principale sorgente. Inoltre, la metodologia si è arricchita del monitoraggio di microparticelle di gomma, per lo più derivanti dall’abrasione degli pneumatici.
I nostri risultati mostrano che le aree verdi forniscono importanti servizi ecosistemici, limitando la diffusione e l’impatto nocivo dell’inquinamento sul patrimonio culturale situato in contesti urbani, e che i licheni sono degli ottimi bioindicatori per valutare l’estensione dell’inquinamento.
Ora: dalle 16.00 alle 20.00
SDGS: 11, 15
A cura del Dipartimento di Scienze della Vita
GRUPPO DI RICERCA
Stefano Loppi
Aldo Winkler
Lisa Grifoni
Mehriban Jafarova
Riccardo Fedeli